cucino in giardino

sentieri golosi tra fiori e verdure e piccoli assaggi di cultura del giardino...perché l'appetito vien mangiando

martedì, febbraio 09, 2010

e voglia di primavera!

Domenica siamo andati dai nonni, un po' più a sud, un po' più al caldo (ma dove???) in cerca di primavera. Ci ha accolti uno straterello di neve fresca e un vento freddo che ghiacciava anche i pensieri. Gold, che di solito ci viene incontro salterellando ci ha fatto un cenno con la zampa da sotto la sua copertina. Le gallinelle giapponesi sembravano piumotti per spolverare, tanto avevano le piume gonfie e cotonate per ripararsi dal freddo e, sorpresa!, spinta dalla fame immagino, sul limitare del pollaio, furtiva e guardinga è venuta a trovarci anche una fagiana. Mio papà mi ha raccontato che è una assidua visitatrice del pollaio e ha fatto il nido sotto la vecchia macchina per raccogliere le patate, protetta da un intrico di rovi e topinambur. Sbuca dal nulla quando viene sparso il becchime per i piccioni americani e, guardandoli sprezzante, alta bella e dorata, loro grigi cicciotti e goffi, gli frega i bei chicchi di mais da sotto il becco. In effetti è una bella signora fagiana in carne, chissà se porterà mai anche i suoi pulcini, li avete mai visti come filano? La mamma davanti a testa bassa e loro dietro, in fila indiana, alla velocità della luce, sembrano dei cartoon. L'orto dei miei è un po' spoglio, la nevicata ha sfondato la serra, le aiuole non sono ancora in produzione e soltanto dei peperoncini traslucidi, belli come lanternine turche (i semi venivano proprio da Istanbul) brillavano in controluce. Per la "spesa" abbiamo deciso di andare dal Paolin, il vicino dei miei, contadino "vero" e maestro di orto del mio vecchio (che poi con me fa il ganzo!) e inesauribile fonte di barzellette "onte", raccontate in valeggiano tanto stretto, che devo rimanere concentrato sul labiale. In ogni periodo dell'anno ha un orto stracolmo di verdure, incasinato come pochi (quasi peggio del mio) ma sempre lussureggiante e produttivo. In questo periodo campeggiavano delle verze giganti (le verze mi ricordano sempre la pianta carnivora della "piccola bottega degli orrori, da un momento all'altro mi aspetto di veder penzolare una grossa linguaccia rosa!) e dei cavolfiori tardivi, con la rosetta delle foglie larghe quasi un metro, irresistibili. Poi abbiamo fatto un giretto nella sua "stanza dei salami", che per gli amanti del genere (io mi pappo le verze e ve li lascio tutti) è un gran bel vedere. Mia nonna, dopo aver visto le foto mi ha mandato di corsa a comprarle 3 bei cotechini! Pomeriggio ho tentato una spedizione alla ricerca delle mie adorate erbazze commestibili. Bardati fin sopra le orecchie, con la nonna e le sue capre da passeggio, abbiamo battuto i "nostri posti". Qualcuna ce n'era, ancora spargola e intirizzita, ma il freddo ci ha fatto passare la voglia di raccoglierle e ci siamo goduti la campagna in questo periodo di dormiveglia, con la luce fredda che mette in risalto la filigrana degli alberi e accende i colori degli oggetti sullo sfondo opaco delle foglie. Come mi sono pappato il cavolfiore? ma nel mio modo preferito: alla sarda!
CAVOLFIORE ALLA NONNA MARIA
Ho lessato al dente il cavolfiore in acqua leggermente acidulata con aceto, ho fato soffriggere in olio evo alcuni spicchi di aglio, che poi ho eliminato; ci ho tuffato le cimette di cavolfiore, con delle belle olive nere, una spolverata di sale, pepe e origano e ho fato rosolare finché non si sbruciacchia un pochino il tutto - tipo roesti, ne riuscirei a mangiare una padella intera! Sarà mica una ricetta questa? e il dolce? Questi veramente li ho fatti a casa e non dai nonni...ma noi no glielo diciamo ;O).
CORNETTI DI PASTA DI RICOTTA AL PAPAVERO TOPFENKRAPFERL (die vom Freitag!)
Questa ricetta me l'ha gentilmente regalata la vicina di casa della mia segretaria ed è una bontà. La consistenza è quasi quella della pasta sfoglia, ma più leggera e si presta ad essere riempita con sfizi salati o dolci. Ho frullato nel mixer 200 g di quark (ricotta vellutata un po' acida, sostituibile con ricotta vaccina) con 160 g di olio di girasole bio spremuto a freddo e 40 g di latte (la ricetta originale prevedeva quark + 200 g di burro), ho messo in frigo una notte e si è trasformata in un panetto di similburro (margarina praticamente, però sapevo cosa c'era dentro!). Ho impastato il panetto con 250 g di farina setacciata e un pizzico di sale (nella versione dolce si può aggiungere la punta di un coltello di vaniglia naturale in polvere). Via, di nuovo in frigo, coperto da un panno per alcune ore. Poi ho lavorato poco impasto per volta, l'ho steso col matterello e ci ho ricavato dei dischetti, alcuni li ho riempiti con semplice marmellata di marroni, alcuni con il ripieno di semi di papavero, lo stesso dello strudel. In forno bello caldo a 170° per circa 12-15 minuti, zucchero a velo come se nevicasse e sgnamme, sono buoni tiepidi, ma anche il giorno dopo, anche se diventano un po' ümidi! saluti golosi a tutti, cat